Colture - storia, produzione, commercio

Con il termine coltura si intende un complesso di tecniche e procedure usate in agricoltura per la coltivazione di una pianta e per la produzione di frutta e verdura.
Tra i vari tipi di colture si distinguono la coltura convenzionale, la coltura biodinamica, la coltura idroponica, la coltura biologica e la coltura a lotta integrata.
La coltura convenzionale è un sistema di coltivazione che richiede l’impiego di una notevole quantità di mezzi tecnici, come concimi, fitofarmaci e macchine, prodotti chimici e la manodopera umana. L’obiettivo dell’agricoltura convenzionale consiste essenzialmente nel cercare di ottenere il massimo dalle colture, dunque di riuscire ad avere nel modo più rapido raccolti sostanziosi; per questo motivo le avversità naturali vengono combattute con l’utilizzo di concimi chimici e pesticidi di sintesi.
Per coltivazione idroponica s'intende una tecnica di coltivazione fuori suolo che utilizza substrati alternativi alla terra: nella coltura idroponica la pianta viene irrigata automaticamente con una soluzione nutritiva composta da acqua, fertilizzanti ed altri composti inorganici necessari alla nutrizione minerale della pianta, in modo semplice, pulito, poco costoso e soprattutto senza danneggiare l’ambiente, consentendo produzioni controllate sia dal punto di vista qualitativo sia da quello igienico-sanitario durante tutto l'anno. Le colture idroponiche sostituiscono dunque al terreno un ambiente fisico in cui i parametri sono di più facile controllo, garantendo la protezione delle radici nei confronti degli agenti atmosferici: in alcune tecniche di coltivazione idroponica, poi, il substrato viene integralmente sostituito da un sottile film liquido nel quale si sviluppano le radici. La coltura idroponica manifesta tra i suoi vantaggi il fatto di rimuovere il contatto della pianta con gli agenti patogeni del terreno, con un migliore rigoglio vegetativo e produzioni più elevate, dovute a un miglior controllo dello stato. La coltura idroponica è inoltre una tecnica ecologica, che consente un risparmio dell’acqua fino al 40% rispetto alla coltura convenzionale, e soprattutto non richiede pesticidi, mentre l'utilizzo di diserbanti è totalmente assente. Esistono numerose classificazioni di coltura idroponica: essi si diversificano solitamente per la presenza e il tipo di substrato, oppure a seconda del metodo irriguo utilizzato per apportare la soluzione nutritiva alla pianta (irrigazione a goccia oppure subirrigazione), nonché per l'uso o meno della soluzione nutritiva drenata (a ciclo aperto o a ciclo chiuso).

La coltura biodinamica è un metodo di coltivazione basato sulla visione del mondo elaborata dal filosofo Rudolf Steiner: egli si interessò, nel corso della sua vita, anche all’agricoltura, ed enunciò una serie di principi che sarebbero poi stati elaborati nella dottrina biodinamica.
Lo scopo di tale filosofia era aiutare la natura per ottenere una terra sempre più fertile, della quale possano beneficiare anche le generazioni future, e alimenti vivi di qualità piena che nutrano l'uomo e gli diano salute: gli obiettivi della coltura biodinamica concernono infatti il mantenere la terra fertile e in buona salute le piante, utilizzando sostanze del tutto naturali che apportano vita, e non ammettendo assolutamente sostanze chimiche o tossiche. Tra i punti trattati da Steiner, il più importante riguarda la preparazione di un concime di massimo rendimento: per migliorare la qualità del terreno e la qualità del raccolto, si dovrebbero impiegare, secondo Steiner, delle sostanze di origine naturale appositamente trattate, che vengono chiamate "preparati”, e si dividono rispettivamente in preparati da cumulo, ottenuti a partire da erbe officinali, e preparati da spruzzo.
L’agricoltura biodinamica ed i suoi principi sono stati ritenuti scientificamente validi e con possibili positivi effetti su problemi quali inquinamento e sfruttamento delle risorse della Terra: per questo motivo, ad oggi, la coltura biodinamicaè praticata in più di 40 paesi in tutto il mondo, in tutte le zone climatiche, ed è riconosciuta come uno dei metodi di approccio biologico maggiormente sostenibili esistenti.
L'agricoltura integrata è un sistema agricolo di produzione a basso impatto ambientale, che prevede l'uso di tutti i fattori della produzione agricola allo scopo di ridurre al minimo il ricorso a mezzi tecnici che hanno un impatto sull'ambiente o sulla salute dei consumatori: in particolare poi si applica il concetto di lotta integrata, una pratica di difesa delle colture di frutta e verdura che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci, mettendo in atto diversi accorgimenti. Obiettivo della lotta integrata è quello di mantenere l'organismo dannoso entro una soglia limite oltre alla quale l'organismo stesso provoca danni: la coltura a lotta integrata comporta l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti agli attacchi degli insetti, l’uso della rotazione colturale ed una particolare attenzione nell’eliminazione delle piante infette. Ci si avvale inoltre dell’uso assai ridotto o completamente assente di fitofarmaci, ed in ogni caso non dannosi o nocivi per l’uomo, allo scopo di eliminare solo alcuni insetti. La lotta agli insetti dannosi può essere applicata tramite l’utilizzo di feromoni, che hanno lo scopo di confondere sessualmente gli insetti, o l’utilizzo di tecniche di autocidio, come quella dell’insetto sterile (SIT). Particolarmente utilizzata è anche la lotta biologica, ossia l’inserimento di un altro insetto utile in natura, che sia predatore naturale dell’insetto dannoso che si vuole contenere. La coltura a lotta integrata è considerata il modo più evoluto per realizzare un'agricoltura sostenibile, in quanto ottimizza l’utilizzazione delle risorse e dei mezzi tecnici disponibili per conseguire la quantità di produzione necessaria alla richiesta di prodotto ortofrutticolo sul mercato internazionale. Limiti della lotta integrata sono costituiti da maggiori costi di produzione, dalla necessità di una assistenza tecnica qualificata, ed una obbiettiva difficoltà nel certificare il prodotto ortofrutticolo ottenuto da coltura a lotta integrata. Nonostante infatti sia riconosciuta e regolamentata dall'Unione Europea, la lotta integrata è oggi regolamentata solo a carattere regionale.

Per agricoltura biologica si intende un sistema di coltivazione ed un metodo di produzione che considera l’azienda agricola un ecosistema complesso che ha come obiettivo quello di ottenere prodotti alimentari di elevata qualità nutrizionale, avvalendosi dell’utilizzo dei prodotti presenti in natura, quindi senza l’uso di prodotti chimici di sintesi, nel rispetto sia dell’ambiente in cui l’azienda è inserita sia  del consumatore. La filosofia di un’azienda biologica è quindi orientata alla qualità del prodotto oltre che alla tutela e alla valorizzazione di piante autoctone e al recupero di produzioni tipiche.
I prodotti biologici, proprio per le tecniche agronomiche di coltura biologica adottate e in particolare per il mancato utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, sono di norma più sani degli altri. La coltura biologica quindi è divenuta un fenomeno di largo consumo, conquistando nuove fasce di mercato ed inserendosi in tutti i canali di vendita.
Le tipologie di etichettatura previste per i prodotti ortofrutticoli ottenuti da agricoltura biologica sono tre: prodotto biologico al 95%, prodotto biologico al 70% e prodotto in conversione.
La coltura biologica è disciplinata in Italia e in Europa da un regolamento della Unione Europea, il Reg. CEE n°2092/1991: questo regolamento indica ciò che è possibile utilizzare per poter certificare e vendere un prodotto ortofrutticolo come proveniente da agricoltura biologica.I prodotti ortofrutticoli coltivati in coltura biologica e presenti in commercio devono necessariamente riportare sulla confezione la dicitura “prodotto proveniente da agricoltura biologica” e il relativo logo europeo previsto dal Reg. CEE n° 331/2000.

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